Domenica abbiamo avuto una piccola gioia inaspettata o meglio, l'aspettavamo da quasi due anni ed è arrivata all'improvviso: è venuto a celebrare con noi il nostro Vescovo. Forse può essere una cosa banale che non interessa a nessuno, ma io voglio condividerla con chi passa da queste pagine perché voglio condividere soprattutto il fatto che essere chiesa non è solo istituzione e gerarchie, ma è, molto più spesso di quanto non si creda e non si sappia, vita di fraternità e di gioia. Una semplice telefonata la sera prima e poi l'incontro il giorno dopo. Prima la condivisione della Parola e dell'Eucarestia, poi un lungo incontro nella nostra sala della fraternità e infine anche un piccolo spazio per incontri personali. Dall'altare il Vescovo comincia con il chiedere a noi e alle tante persone che condividono con noi l'Eucarestia domenicale qual'è il nostro punto fermo come cristiani. Uno pensa: hai il Vescovo davanti, non aver paura a rispondere, mica ti sta facendo l'esame del catechismo ? E se la risposta che hai sulle labbra non è quella che lui s'aspetta ...da noi monache che, per scelta di vita passano una buona parte del loro tempo a meditare giorno e notte la Parola di Dio? Un attimo e non c'è più posto per delle domande perché la risposta è identica, immediata e viene dalla stessa esperienza profonda di Fede che Lui e noi viviamo ogni giorno: si, punto fermo è Cristo Risorto e nient'altro è fermo quanto la nostra certezza della Sua e nostra Resurrezione. E la fraternità che abbiamo vissuto per diverse ore con il nostro Vescovo che è riuscito a ritagliarsi un po' del suo tempo per stare con noi una mezza giornata, è una testimonianza concreta che nella chiesa è possibile vivere da risorti qualunque sia la vocazione che ognuno di noi ha ricevuto e qualunque sia il compito che ci è stato affidato :quando la Madre Priora gli ha chiesto se andava via subito o se salutava la comunità, ha risposto che era li senza nessuna fretta e poteva stare tutto il tempo che volevamo! L'ultima volta che l'avevamo incontrato era arrivato senza preavviso...ed essendo l'ora di pranzo, condivise con noi anche il pasto molto semplice e improvvisato, forse non all'altezza di un vescovo, ma certamente consumato nella gioia del ritrovarsi insieme e anche approfittando dell'occasione per concederci un acceso dibattito sui problemi nostri e della chiesa locale. Oggi sento sempre più rinascere intorno a me un anticlericalismo immotivato che credo venga fuori quasi come reazione spontanea per nascondere un grande disagio, quello che si prova quando non si riesce più a credere in qualcuno, in qualcosa e non avendo ricette facili sulle quali scommettere ci si scatena oggi contro questo e domani contro quello, spesso senza sapere nemmeno perché, ma solo per sentirsi in qualche modo sulla scena, vivi, nel tentativo di trovare dei punti di riferimento credibili ai quali affiancarsi durante il nostro quotidiano cammino. Non so, forse è scontato per me che sono una suora, ma vorrei poter dire che Cristo Risorto è un punto fermo non solo nella mia vita, ma in tutta la storia dell'uomo, che lo si sappia o no. Vorrei poterlo dire attraverso questa finestra a chiunque non riesce a trovare nessun riferimento per il quale valga la pena di vivere e nemmeno una ragione per morire. Pensando al mio vescovo che domenica tornava a casa e in tre minuti si preparava una pastasciutta che forse nemmeno il più inesperto dei cuochi si sognerebbe di provare a mangiare...mi viene solo da guardare con gli occhi del cuore a quel pesce arrosto improvvisato sulla spiaggia di tanto tempo fa e mi viene da sorridere per quanto ancora la vita condividerà con noi e con la Sua Presenza in mezzo a noi. semplicemente e con amicizia.
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