A volte la fotografia esprime meglio delle parole certe realtà! E' quello che penso oggi guardando uno scherzo della mia piccola macchina che stamani avevo preso in mano per cominciare a fermarmi sui colori e i fiori di questa primavera, ormai esplosa da qualche giorno in tutta la sua bellezza. Nel riflesso mandatomi indietro dal vetro del nostro parlatorio c'erano stampate insieme la nostra grata e il grande cedro che domina davanti al nostro monastero, al suo ingresso. Sono rimasta affascinata perché mi ha subito trasmesso un emozione particolare. In genere quando si parla di clausura nella maggior parte dei casi, per chi è fuori da questa realtà, pensa alla grata appunto, ad una chiusura, ad una prigione...se pur volontariamente scelta ed abbracciata. Ma questa non è la realtà perché la clausura non ha nulla di restrittivo, non ha nulla di chiuso ed oscuro, ma è una realtà luminosa che apre, al contrario, il proprio sguardo, fisico e soprattutto quello interiore ad una luce che illumina la tua vita. Uno di questi giorni passati Marina mi ha chiesto se davvero vivevo in clausura! Non so cosa significasse per lei questo, ma posso capire lo stupore che oggi si provi ancora nell'avvicinarsi a questa vita perché si è abituati a vederla e a sentirla dal basso, cioè dall'esterno, dall'immediato che ti sbatte in faccia una grata e ti fa vedere una persona, giovane o meno giovane, a quadretti o a rombi lasciandoti una sensazione di inavicinabilità, di distanza, a volte di sgomento e di paura. Ma non è così! Guardando questa foto, posso tentare di esprimere anche a parole quello che l'immagine trasmette, anche se è un po' scura: sopra la grata c'è il cielo, c'è una luce e c'è un albero maestoso.L'albero, un cedro, è secolare, ha accompagnato i giorni e le esistenze di tante mie sorelle ed anche la mia, è cresciuto con noi, la sua vita e la nostra hanno scandito insieme le lancette di un orologio. Ha qualcosa in comune con noi: tendere verso quel cielo che ci sovrasta e non fermarsi mai. Il cedro è un albero maestoso, la sua bellezza non è dovuta solo al fatto che diventa alto e quasi irraggiungibile, ma ai suoi rami, così diversi tra loro, che sembrano abbracciare dalla terra al cielo , tutta l'area che li circonda, sembrano delle braccia tese e al tempo stesso unite fra di loro in una continua danza: basta un po' di vento per vederne tutta la vitalità e la sinfonia che trasmettono. La vita in clausura è questa stessa vita del cedro: guardare in alto, vivere pur essendo molto diversi, con un cuore e delle braccia sempre tese ad abbracciare una realtà che è dentro di noi, non è chiusa fuori di noi, ma è dentro di noi, per guardarla con quella luce che ogni giorno illumina la nostra giornata dall'alto, dalla finestra sempre spalancata sopra di noi. La grata è un simbolo non è e non sarà mai uno strumento di chiusura, ma al contrario è la serratura di una porta aperta e spalancata verso l'alto. Buona giornata!
ciao abbiamo letto il tuo commento nel nostro blog! non ti nascondiamo il nostro stupore e curiosità durante la nostra visita al tuo blog!
RispondiEliminaci farebbe piacere restare in contatto e magari conoscerci meglio!
pace e bene
gi.fra quartu