Questa mattina vorrei poter guardare negli occhi una persona; vorrei farlo in silenzio e a lungo, vorrei leggere nei suoi occhi quello che non riesco a capire del suo cuore e della sua mente. Vorrei farlo senza far sentire pesante il mio sguardo su di lei, perché non voglio far sentire un disagio istintivo che spesso si prova quando qualcuno cerca di scrutare dentro di noi. Mi viene in mente spesso la frase del Vangelo che dice di Gesù:...che fissatolo, lo amò! Ecco, vorrei guardare solo con amore, perché sono convinta che solo l'amore aiuta a capire l'altro, ma non è facile perché ognuno di noi ha il suo modo di amare e questo modo non è ne l'unico al mondo ne il migliore, anzi spesso fa acqua da tutte le parti. Guardarsi negli occhi suppone una vicinanza: a volte si è costretti dalle circostanze e si vorrebbe scappare da quello sguardo, a volte è spontaneamente dettato da un bisogno di tenerezza, a volte nasce da un senso di disperazione, e guardi qualcuno con degli occhi che vogliono trasmettere un ultima richiesta di aiuto incapaci di esprimere con delle parole delle richieste forse espresse già tante volte e che non hanno avuto risposte. Eppure a volte, anche se si è tanto vicini, non si riesce mai ad incrociare i propri sguardi: ci si parla, si lavora insieme, si passa del tempo insieme, ma non ci si guarda mai negli occhi o almeno non lo si fa con quella intensità e volontà che oggi io vorrei poter fare con una persona. Ma un giorno forse potrà succedere...!
Ognuno di noi ha una infinita sete d'amore, un infinito bisogno di essere amato, e di amare. Però l'amore che riceviamo è sempre un amore finito, perché siamo finiti. Solo in Dio possiamo trovare questo amore infinito e incondizionato. E Lui ce lo dimostra ogni giorno, ogni giorno non fa altro che ripeterci: "Tu sei il mio figlio prediletto". Solo che la sua è una voce leggera.
RispondiEliminaE intanto c'è il mondo che urla che l'amore ce lo dobbiamo meritare, che solo se abbiamo successo, solo se abbiamo potere saremo amati. Ed è difficile riuscire a non sentire questa altra voce.
Come Gesù, che dopo il battesimo, in cui il Padre lo ha chiamato "Figlio diletto", deve affrontare il deserto e la tentazione che voleva invece fargli trovare il suo "essere amato" nel successo, nella popolarità e nel potere, così anche noi, nel deserto della nostra vita, dobbiamo ogni giorno affrontare queste stesse tentazioni.
E non sempre riusciamo a non sentire queste 'sirene', non sempre riusciamo invece a sentire la voce soffice e leggera che ci dice "Sei amato perché sei tu, non per quello che fai!"
Quante volte vorremmo anche noi vedere quello sguardo, quegli occhi che in quella notte, nella casa del sommo sacerdote, hanno guardato Pietro. Sarà lo stesso sguardo che ci accoglierà nella casa del Padre.
Pace e benedizione
Julo d.